Beata Elisabetta della Trinità Catez
Carmelitana
Da bambina era vivace, impetuosa, difficile (la sorella la descriveva come un "piccolo diavolo"), ma la prima Comunione e la Cresima cambiarono profondamente il suo carattere. A 14 anni si sentì chiamata al Carmelo, ma la madre si oppose fermamente. A 21 realizzò il suo sogno, sperimentando fin da subito una forte comunione con la Trinità: «lo sono Elisabetta della Trinità, cioè Elisabetta che scompare, che si perde, che si lascia invadere dai Tre». Ma dopo pochi mesi comparvero i primi segni di una grave malattia che inizò a consumarla lentamente e che Elisabetta affrontò sempre con grande pace: «Il Padre mi ha scelto perché fossi conforme al suo Figlio crocifisso. Il mio Sposo desidera che io sia l'umana trasposizione della sofferenza per la gloria del Padre e la salvezza della Chiesa, e questo pensiero mi rende così felice». Pochi giorni prima della morte disse: «Tutto passa. Al tramonto della vita, non rimane altro che l'amore. Bisogna fare tutto per amore». Morì il 9 novembre 1906 pronunciando queste ultime parole: «Vado alla luce, all'amore, alla vita!».