Beato Pietro Kibe Kasui
Sacerdote gesuita, martire
Pietro Kibe Kasui nacque nel 1587, nell'anno in cui il maresciallo della corona a Nagasaki, lo shogun Hideyoshi, emise un editto che ingiungeva ai missionari stranieri di lasciare il paese. Dieci anni dopo cominciarono le persecuzioni. A quell'epoca in Giappone si contavano circa 300 mila cattolici, evangelizzati prima dai gesuiti, con san Francesco Saverio, e poi anche dai francescani. Nel febbraio 1614 un altro editto impose la chiusura delle chiese cattoliche e il confinamento a Nagasaki di tutti i sacerdoti rimasti, stranieri e locali. Nel novembre dello stesso anno i sacerdoti e i laici che guidavano le comunità furono costretti ad andare in esilio. Kibe riparò prima a Macao e poi a Roma. Fu ordinato sacerdote il 15 novembre 1620 e, dopo aver completato il noviziato a Lisbona, pronunciò i primi voti da gesuita il 6 giugno 1622. Tornato in Giappone fra i cattolici sottoposti a crudele persecuzione, nel 1639 fu catturato a Sendai assieme ad altri due sacerdoti. Torturato per dieci giorni di fila, rifiutò di abiurare. E fu martirizzato a Edo, l'attuale Tokyo. Di Pietro Kibe Kasui e di altri 187 martiri in terra giapponese uccisi tra il 1603 ed il 1639, Papa Benedetto XVI ha riconosciuto ufficialmente il martirio il 1° giugno 2007 e la cerimonia di beatificazione è stata fissata per il 24 novembre 2008.