Beati Emanuele Ruiz e compagni
Martiri Francescani di Damasco
Nel luglio del 1860 ci fu, a Damasco, una persecuzione molto sanguinosa da parte dei drusi musulmani contro i cristiani. Il superiore dei Francescani, Emanuele Ruiz, insieme ad altri frati e a tre laici, si asserragliarono dentro il loro convento, costruito con solide mura e con porte protette da lamine di ferro. Dietro il convento, però, cera una porticina alla quale nessuno aveva pensato. Fu segnalata alla plebaglia da un traditore, domestico dei Francescani; i persecutori, dopo mezzanotte, irruppero urlando nel convento. Quando videro che i drusi erano penetrati in convento, il superiore corse in chiesa, consumò le ostie consacrate e si raccolse un attimo in preghiera. Qualcuno gli urlò: «Viva Maometto! O tu, cane, abbracci la sua religione, o ti scanneremo». Il padre si alzò ed esclamò: «No, sono cristiano e voglio morire da cristiano!».Appoggiò lui stesso la testa sulla mensa dell'altare e disse agli assalitori: «Colpite!». Emanuele fu decapitato e, dopo di lui, furono uccisi anche sette suoi confratelli e i tre laici che avevano cercato rifugio tra le pareti del loro convento.